Ultratrail by Stefano Gregoretti

Ultratrail by Stefano Gregoretti

autore:Stefano Gregoretti [Gregoretti, Stefano]
Format: epub
ISBN: 9788858697078
editore: Rizzoli
pubblicato: 2019-05-15T16:00:00+00:00


VI

ARCTIC EXTREME

Canada, gennaio-febbraio 2017

Io sono anche l’aurora boreale

«We never talk about cold, we talk about wind.»

È quello che dice Billy quando gli chiediamo: «Quanti gradi ci sono?».

Non sono i gradi il problema, ma è quanto forte tira il vento a fare la differenza. Perciò: inutile parlare di freddo, parliamo di vento. Il vento è il nemico numero uno, amico se ce l’hai dietro, ma dietro non ce l’hai quasi mai!

Io e Ray ci eravamo cascati di nuovo. La tempesta di un anno prima sul Summit Lake non ci aveva dissuaso da una nuova impresa nell’Artico canadese. In quei posti c’è qualcosa di magico, di sacro, pericoloso ma sacro. Qualcosa di terrificante e maestoso al tempo stesso che puoi percepire solo quando sei un piccolo puntino disperso nel nulla. Il nulla immenso della natura nel quale sei in balìa degli elementi e preda del signore bianco che ti cerca e ti fiuta.

Nel 2017 cadeva il 150° anniversario della nascita della federazione canadese. A Ray venne l’idea di festeggiare quella ricorrenza con un’altra spedizione artica. Per me quello Stato era ormai come una seconda patria che avevo nel cuore da tanti anni (non è un caso se all’esame di licenza elementare avevo portato Lombardia e Canada in geografia), perciò l’idea mi piacque subito molto.

Il Canada copre sei diversi fusi orari, quando a Vancouver sono le tre del mattino a Terranova sono le sette e mezzo: quattro ore e mezzo di differenza. Questo Stato, stretto e largo, occupa molti territori al di sopra della latitudine che interessava a noi. Perché allora non attraversare tre distinte regioni del Canada Artico in pieno inverno? E perché non farlo in tre modalità differenti, mettendo in gioco capacità e preparazioni diverse? Siccome non ci sono limiti alla fantasia, decidemmo di partire dal Labrador, la penisola fatta a punta subito sotto la Groenlandia, per avventurarci tra corsa e trekking nel parco naturale delle montagne Torngat, 200 chilometri trainando una slitta con il necessario per sopravvivere, in una delle regioni più estreme e remote del Canada. Conclusa la prima fase, saremmo volati nell’Isola di Baffin per attraversare nuovamente l’Akshayuk Pass unsupported; questa volta però lo avremmo fatto sugli sci passando dal Penny Ice Cap, un ghiacciaio molto insidioso. Infine ci saremmo trasferiti nei Territori del Nord-Ovest per percorrere con la fatbike la winter road lungo la valle del fiume Mackenzie per 500 chilometri, da Wrigley a Fort Good Hope. In questa terza parte, sarebbe stato con noi Ewan Affleck, un vecchio amico di Ray. In pratica: 1000 chilometri nei ghiacci, con temperature fino a meno 50, venti fortissimi e poche ore di luce da sfruttare ogni giorno.

Se l’organizzazione di Arctic to Atacama era stata complessa, quella si annunciava mille volte più difficile perché comprendeva tre spedizioni in una. E infatti la chiamammo “Arctic Extreme”. Estrema e sfidante in tutto: per la resistenza fisica richiesta, per la difficile organizzazione logistica e per le condizioni climatiche imprevedibili.

Nei mesi precedenti la partenza studiammo con cura i percorsi cominciando dalle mappe cartacee. Contrariamente



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